Il percorso permette di scoprire alcuni tra i monumenti più importanti di Brendola situati nel centro storico. Partendo da Piazza del Mercato seguire Via Rossini fino all’incrocio, svoltare a destra e seguire via Revese fino alla Torre Revese (1).
Proseguire la strada in salita fino alla Chiesetta Revese (2).
Continuare lungo la strada asfaltata fino a raggiungere, in località Cerro, il Municipio (3).
Salire per Via Roma fino a raggiungere Villa Piovene (4).
Svoltare quindi a sinistra e raggiungere Piazzetta del Vicariato (5).
Ritornare verso Via Asiago e raggiungere la Chiesa di San Michele (6) e Villa Veronese (7).
Seguire quindi la scalinata a sinistra della Chiesa e seguire via Pio X fino al Castello (8).
Ritornare quindi alla Chiesa di San Michele e seguire Via Zanella e Via Valle fino a raggiungere Villa Anguissola (9).
Seguire il sentiero sterrato che parte a sinistra della strada che costeggia la villa fino a raggiungere Villa Ferramosca – Cantarella (10).
Durata 3.30 ore circa. Partenza da Piazza del Mercato.
La Pro Loco organizza visite guidate su prenotazione con un numero minimo di 10 persone. Per informazioni e prenotazioni chiamare il nr. 3498564654 o inviare una mail a info@prolocobrendola.it.
(1) Torre Revese: nel cuore del paese, ai piedi della collina un austero torrione a pianta quadrata è quanto rimane di un complesso edificio di proprietà dei Revese una delle famiglie più importanti che dominavano in territorio nel Cinquecento. Si tratta di una torre di ingresso con un possente portale a bugne rustiche, attribuito a Ottavio Bruto Revese, il più illustre personaggio della famiglia di fine Cinquecento. Da quel poco che rimane si può immaginare comunque quanto imponente fosse la villa: lo testimoniano il complesso dei porticati dorici a mezzogiorno e l’area contigua che comprendeva giardini, viali alberati, brodo e una peschiera, oggi occupata dagli impianti sportivi.
(2) Chiesetta Revese: l’oratorio, fatto costruire dalla nobile famiglia Revese, è dedicato a Santa Maria Annunciata e rappresenta un vero gioiello dell’architettura sacra vicentina del primo Rinascimento. Anche se una lapide posta a destra dell’entrata reca la data 1446 a datazione dell’edificio è controversa; sembra comunque possibile far risalire la costruzione al periodo compreso tra il 1486 e il 1499. La cappella presenta un’elegante facciata a terminazione trilobata arricchita da pregevoli elementi lapidei di raffinata fattura. Le strette affinità che l’edificio rivela con il prospetto della chiesa di Santa Maria dei Miracoli di Lonigo e con la Chiesa ortodossa di S. Michele nel Cremlino di Mosca, opere indiscusse di Alvise Lamberti da Montagnana, hanno portato ad ipotizzare l’intervento dello stesso architetto anche per l’oratorio di Brendola. All’interno, la navata è ornata da grandi conchiglie dipinte racchiuse in lunette; la decorazione ad affresco sì sviluppa nell’area presbiteriale e lungo le pareti laterali, spartita in ampie riquadrature che incorniciano angeli musicanti circondati da serti di alloro. Nella parte inferiore su fondo monocromo spiccano vasi classici affiancati da angeli, da una parte, e da due arpie contrapposte dall’atra: rappresentano il Bene ed il Male. Questo ciclo decorativo è stato attributo al pittore vicentino Giovanni Buonconsiglio (1465-1536) ed è considerato opera degli esordi di questo importante artista, formatosi sugli esempi della grande pittura veneziana del Quattrocento. L’oratorio rimase alla famigli Revese sino al 1888 poi passò agli Scola, Scola Camerini e quindi dal 1989 la chiesetta è di proprietà comunale.
(3) Villa Piovene – Municipio: sulla Piazza del Cerro si apre l’ariosa loggia quattrocentesca, costruita da un’ignota famiglia e poi divenuta proprietà Piovene: ora è residenza del Comune di Brendola. La costruzione viene definita dal Cevese “la più elegante tra quelle sorte nel territorio vicentino durante l’età gotica”. Presenta cinque archi sotto e sei sopra: più larghi i primi su colonne più alte, tutte con grosso capitello. Una robusta torre, senz’altro di epoca precedente, dove si apre una graziosa finestra trilobata gotica, si affianca alla loggia, offrendo un esempio di architettura feudale abbinata ad una residenza rurale, che ricalca modelli architettonici presenti in città. Questa villa è l’unica, almeno tra le superstiti in provincia di Vicenza, nella quale gli archi si sovrappongono su due piani; è stata così avanzata dal Rupprecht l’ipotesi che essa derivi dal tipo più raffinato della villa Bertoldi di Negrar. L’edificio, di proprietà comunale dal 1930, subì un primo restauro conservativo quando vi si trasferì la sede municipale, poi un successivo nel 1987, i risultati del quale sono visibili tuttora.
Chiesa Nuova – Incompiuta: in un tempo in cui il campanilismo a Brendola era molto aspro, i quattro parroci di Brendola costituirono nel 1926 un comitato per costruire una nuova chiesa atta ad unire tutti i brendolani sotto un unico campanile centrale, sia religiosamente sia geograficamente parlando. Il 14 ottobre 1928 il vescovo Ferdinando Rodolfi giunse alla Piazza del Cerro, l’area acquistata per la costruzione, dando il suo benestare per l’avvio dei lavori e, otto il progetto dell’architetto Fausto Franco, la prima pietra fu posata il 3 ottobre 1931 e la sua costruzione unì molti abitanti anche di diverse fazioni, dando ragione ai parroci che vollero tale soluzione. Nell’estate del 1933 la costruzione iniziava a prendere forma ma l’arciprete incaricato di tenere d’occhio i lavori, don Francesco Cecchin, si ammalò e i lavori rallentarono. Una volta terminata la facciata fu posta sulla sua cima una statua di San Michele Arcangelo alta 4 metri scolpita da Giuseppe Zanetti. In piena Seconda Guerra Mondiale però, il cantiere si bloccò senza più ripartire, per cause ancora non del tutto chiare: rimane perciò una costruzione incompiuta di quasi 30 metri e 1124 metri quadrati ben visibile sul colle del Cerro, anche se lasciata al degrado per più di 60 anni, durante i quali sono stati proposti vari progetti senza mai alcuna conclusione.
(4) Villa Piovene – Scuola per l’infanzia: “Luminosa più delle altre s’allunga la villa dei Piovene a mezza costa: al giardino e alle sue barchesse è argine il parco romantico…” con tali espressioni il Cevese esordisce per presentare questo edificio. La Villa rivela una chiara impostazione settecentesca; è collegata da un piccolo corpo allungato ad una barchessa in continuità con la vicina casa Girotto, un tempo adiacenza della villa. La facciata principale esposta a mezzogiorno, sormontata da un timpano, dimostra l’intervento ottocentesco, leggibile soprattutto sul dimensionamento di porte e finestre. Ottocenteschi sono anche il rivestimento della facciata con bugna a segno tenue al primo piano, di disegno più marcato al secondo, la scala in pietra tenera locale e il portale ingresso. Tutti questi interventi sono stati commissionati dalla famiglia Piovene, in particolare da Antonio Piovene che l’aveva ricevuta in eredità dalla madre Elisabetta Cappellari. Coadiuvato dall’architetto vicentino Giovanni Miglioranza, trasformò una costruzione modesta in una villa Signore. Oggi il complesso appartiene alla Parrocchia che l’ha adibita a scuola per infanzia.
(5) Piazzetta del Vicariato: qui la ricchezza e la varietà degli edifici chiedono una sosta prolungata.
L’edificio che, posto in rialzo, sembra dominare su Piazzetta del Vicariato è Casa del Vicario, sede dell’autorità più importante della comunità brendolana già dai tempi dei Visconti e poi, dal 1404, sotto la dominazione veneziana, il Vicario appunto. La costruzione si fa subito notare per la sua singolarità: né villa né casa di campagna ha conservato l’aspetto massiccio forse di primitiva casa-torre, esaltato dal colore grigio bruno della facciata. Difficile è la datazione di questo edificio, date le numerose manomissioni subite nei diversi restauri eseguiti nel tempo. Come residenza del Vicario si può farla risalire alla fine del XIV secolo, anche se avanzi di forme architettoniche e tracce di successive modifiche fanno supporre un’origine più remota. Nel corso dei secoli l’abitazione ha subito numerose ristrutturazioni fino all’ultimo definitivo restauro del 2008-2009.
Villa Pagello, risalente al secolo XVII, si erge in tutta la sua compassata eleganza, dietro un’imponente cancellata: la signorile facciata della villa, coronata dallo stemma di famiglia, da vasi e da quattro statue che risentono del gusto di Angelo Marinali, si intravede infatti dietro un ampio cancello che s’apre nell’alto muro di cinta che circonda il giardino, arginato a destra dal portico del rustico. Il progetto dell’edificio e tutto il porticato risalgono al XVII secolo, opera di ignoto architetto qui impegnato nel 1687. Il prospetto della villa si impone per la sua compassata eleganza, per I’armonia dei rapporti che intercorrono fra i tre piani di cui si compone: sobria e garbata per la severità delle sagome, si riallaccia agli esemplari della minore architettura cinquecentesca vicentina. Elementi gotici come I’arco d’ingresso al rustico ed il basamento delle colonne sono visibili nel lungo armonioso porticato. Il complesso fu edificato dai Revese, ristrutturato poi da Antonio Maria da Porto, vissuto lungamente a Parma, a Firenze e nelle corti europee: a lui si deve I’ampiezza di sale e distanze adorne di dipinti e stucchi. Attualmente la Villa è proprietà Pagello.
Da Piazzetta del Vicariato, volgendosi a ponente, si può ammirare infine anche Villa Maluta, costruita alla fine dell’Ottocento, in stile lombardesco, dov’era ubicato I’antico oratorio dedicato a San Rocco. Grande era a Brendola la devozione a questo santo che proteggeva la popolazione dalle epidemie ricorrenti di peste e di colera: ancora oggi, il 3 marzo di ogni anno, viene celebrata la festa votiva di San Rocco. La struttura architettonica è semplice e lineare, sottolineata anche dalla tinteggiatura a fasce orizzontali ocra o rosso. La villa è circondata da un bellissimo parco, disegnato da Gianbattista Cita con I’aiuto di Luigi Toniato, ricco di essenze anche esotiche: ad esempio, alla sinistra del portone d’ingresso c’è una densa vegetazione arborea costituita da una thujau orientalis. Attualmente la Villa è di proprietà dei Vanzetti.
(6) Chiesa di San Michele: l’attuale chiesa e l’annesso campanile sono frutto di una radicale ricostruzione di edifici esistenti fin dal VI-VII secolo. La struttura attuale risale al 1852 con definitiva inaugurazione nel 1890. L’insieme della facciata è diviso in tre parti, rientranti le due laterali e sporgente quella centrale, è abbellita da due finestre laterali e dal portone sottolineato ai lati da colonnine spirali e sormontato da un bassorilievo rappresentante San Michele che fulmina il drago. Sopra il portone spicca il rosone del Prof. Bepi Modolo installato nel 1986 in occasione del 25° anniversario della canonizzazione di Santa Bertilla Boscardin. La parte interna è divisa in tre navate da una doppia successione di colonne che si conclude con l’ampio presbiterio sopraelevato rispetto alla chiesa per mezzo di alcuni gradini. Domina su tutto l’imponente altare maggiore in stile neo gotico con ricchezza di frastagli fogliami e cornici. Sulle pareti si trovano altri quattro altari dedicati rispettivamente da sinistra a Sant’Antonio, alla Madonna, a San Rocco e a Santa Bertilla. Dietro l’altare maggiore si trova la pala della Madonna con Bambino, San Michele Arcangelo e S. Andrea Apostolo del pittore Girolamo Dal Toso (1480-1548).
(7) Villa Veronese: dietro la Chiesa Arcipretale di San Michele, ai piedi del pendio sorge Villa Groppato, poi Ferrari ed ora Veronese, di proprietà della Curia Vescovile e per questo nota anche come Villa Vescova. Considerata da sempre l’antica residenza dei vescovi di Vicenza, ha subito nel corso degli anni parecchi rimaneggiamenti. Nel 1915 venne acquistata dalla Parrocchia di San Michele per farne la sede dell’asilo per l’infanzia, della scuola di lavoro oltre che casa della gioventù e delle dottrine. In seguito la villa fu acquistata dalla famiglia Veronese che commissionò una radicale opera di ristrutturazione che ha dato l’aspetto attuale alla fabbrica. Negli ultimi anni la curia Vescovile ha effettuato l’ultimo e definitivo restauro.
(8) Castello: sul monte Sommaripa, adagiato su uno sperone di pietra calcare sopra un basamento vulcanico, sorge il Castello di Brendola, noto anche come “Rocca dei Vescovi”, essendo stato per secoli centro di una giurisdizione vescovile. La costruzione del castello risulta precedente all’anno 1000, ma di quanto non sappiamo; non si può escludere del tutto l’esistenza già in epoca romana di un luogo fortificato, data la posizione strategica di Brendola, lungo la via Postumia. La documentazione più antica induce, comunque, a collocare il castello nel periodo in cui, Berengario, marchese del Friuli, ottenuta la corona di re d’Italia, si trovò a fronteggiare le scorrerie degli Ungari e favorì pertanto la costruzione di castelli e mura nei territori maggiormente esposti al pericolo di incursioni. In origine si sarebbe trattato di una rocca con torrione d’avvistamento, con ambienti adatti al deposito delle derrate. Il primo documento, comunque, che attesta l’esistenza della Rocca e ne conferma il possesso al Vescovo di Vicenza, Girolamo, è i diploma dell’imperatore Ottone III dell’anno 1000. A questo diploma ne seguirono altri sette, relativi alla chiesa vicentina; nel 5°, concesso da Enrico IV, nel 1084, compare per la seconda volta il nome di Brendola, insieme alla conferma dei diritti vescovili e all’esenzione dal fondo (diritto per il sovrano e i suoi rappresentanti di requisire sul territorio foraggio per i cavalli). Durante le incursioni, nel secolo XII fu allargata la cinta muraria, probabilmente ad opera del vescovo Torengo e furono predisposti locali li per accogliere animali, provviste, armi e munizioni, oltre ad un presidio militare, in caso di assedio. Il potere de Vescovi cominciò ad essere ridimensionato nel XII secolo. In particolare nel 1266 il famoso vescovo Bartolomeo da Breganze dovette scendere a patti con il costituito Comune e concedere dei dritti sul castello. Nel corso del XIV secolo, quando il territorio vicentino passò agli Scaligeri, a Brendola il vescovo fu del tutto privato dei suoi poteri politico-amministrativi (tranne sotto l’episcopato del famigerato Biagio da Lionessa) che passarono prima ai Capitani e poi ai Vicari. Alla fine del 1300 si concluse il dominio scaligero e iniziarono le guerre tra Visconti, Carraresi e Veneziani per spartirsi il territorio. Nel 1404, quando Vicenza si consegnò spontaneamente a Venezia, in seguito all’assedio padovano, anche il territorio brendolano seguì tale sorte ma le lotte e le guerre non finirono e il castello fu spesso teatro di battaglie tra le forze veneziane e quelle avversarie, milanesi in particolare. Nel 1413 Pippo Spano danneggiò gravemente il castello e nel 1438 Niccolò Piccinino devastò Brendola facendo razzia nella rocca. A decidere le sorti del castello fu però la famosa guerra suscitata dalla Lega di Cambrai (1509). Nel 1513, infatti, la Rocca fu occupata dalle truppe spagnole della Lega e l’anno successivo Venezia la riprese tramite il Generale Bartolomeo d’Aviano, il quale per impedire che il castello “si facesse ulteriormente asilo eventuale di spagnoli, di tedeschi o d’altri nemici della Repubblica” ne ordinò la distruzione, il 22 luglio 1514. Da quel momento la Rocca del Vescovi perse la sua Importante funzione di centro di potere: per la comunità di Brendola si aprì un nuovo periodo di storia che sì inserisce in quella più ampia della Repubblica di Venezia, prima, e della storia d’Italia, poi.
(9) Villa Anguissola: l’antica villa che sorge ai margini della contrada Valle fu eretta dagli Anguissola, famiglia benestante che si spense nell’Ottocento. L’edificio assunse la volumetria attuale nel Cinquecento, ma l’aspetto attuale è dovuto ad interventi settecenteschi tra i quali quello più evidente è la balaustra della finestra centrale, tipico elemento del periodo. Il muro di cinta si apre con una piccola porta a lesene bugnate e con un gran portale pure bugnato databili alla fine del Cinquecento e dovuti probabilmente alla mano di Ottavio Bruto Revese. Il complesso comprende, oltre alla villa, le cantine, il forno, la barchessa e piccole costruzioni che ospitavano i braccianti. Gli Anguissola abbandonarono il complesso nel Settecento e lo vendettero agli Zigiotti, passato poi per eredità ai Salviati-Pigatti, ora è di proprietà Munari.
(10) Villa Ferramosca – Cantarella: la villa fu costruita nel XVII secolo come residenza di campagna dei Conti Ferramosca, nobile famiglia aristocratica vicentina. È posta su una piccola altura e si offre alla vista con austera eleganza. Di architetto ignoto, la villa è impostata su un perimetro rettangolare e presenta quattro prospetti che ripropongono le stesse forme architettoniche. Unica variazione il numero delle aperture, diverso nella facciata di ponente e di levante. La costruzione, soprattutto gli interni, ha subito diverse manomissioni in particolare nel XIX secolo. Dai Ferramosca la proprietà passò ai Conti Cantarella e, intorno agli anni ’70 del secolo scorso, alla famiglia Volpato che ha realizzato l’ultimo restauro, per riportare la Villa al primitivo splendore.